Sabato 7 luglio: il Partito ha proseguito la sua riflessione iniziata a Milano/Stabilire i valori su cui si fonda l’azione del progetto liberaldemocratico. Necessarie strategie aggiornate Occorre sostenere i provvedimenti di sviluppo già in atto In un mio intervento della scorsa estate, pubblicato sulle colonne di questo giornale (il 4 agosto 2011) proponevo di "iniziare da subito una riflessione su quello che il nostro partito può e deve fare per dare un futuro alle idee e al movimento repubblicano e liberale". Non vedevo altra possibile strada per rilanciare il partito se non quella appunto di "ripartire seriamente con il progetto liberaldemocratico" nel solco tracciato dall’evento di Milano del 2007 e dal Congresso Nazionale del febbraio 2011. Sabato 7 luglio il partito, finalmente, ha riavviato questo progetto la cui ferma condivisione non fuga, tuttavia, i grandi timori di un suo fallimento. Del resto, il pericolo è, a mio avviso, che finisca proprio come l’evento di Milano, e cioè che anche quello di Roma rimanga un episodio isolato e senza adeguato sviluppo, ingabbiato di qui a due mesi entro i confini angusti delle logiche elettoralistiche. Come scongiurare tutto questo? Partiamo intanto dalla ricognizione dei valori su cui fondare l’azione politica del progetto liberal-democratico. Come ho sostenuto la scorsa estate, a mio avviso i valori ed i principi cui ispirarsi sono quelli contenuti nel Manifesto della Democrazia Repubblicana del 28 febbraio 1946. E’ perché nelle sue aspirazioni possiamo ancora oggi trovare tantissime risposte politiche. Esemplare è l’esortazione a ritrovare, contro la disillusione e lo scontento, contro le "aspre critiche e rampogne, le divisioni e i cedimenti morali", quelle energie, quegli entusiasmi, quella volontà e quella decisione politica in grado di far risorgere l’Italia. Mi limito a questo richiamo senza andare oltre in quanto l’individuazione della propria base ideale è compito francamente tra i più semplici per un repubblicano ed un liberale: la Storia si è presa carico di confermare la correttezza dei principi e dei valori della liberal-democrazia, una correttezza che si misura nel grado di progresso e benessere materiale raggiunto dalla società occidentale, e nel livello di possibilità concreta di perseguimento della felicità da parte di ogni individuo. Inoltre, l’opera dei nostri Padri è foriera di mirabili esempi di azione politica e inesauribile fonte di ispirazione e guida per ognuno di noi. Strategia Ma richiamata la nostra matrice ideale e politica, per scongiurare che anche l’evento dello scorso fine settimana resti troppo isolato, a mio avviso occorre tracciare con coerenza, coraggio e lungimiranza il percorso e le modalità di una necessaria strategia politica che porti al rilancio del nostro partito e degli ideali della liberal-democrazia, di cui il PRI è interprete non esclusivo (sul punto tornerò tra breve). La prima riflessione deve quindi partire dalla organizzazione e dal rinnovamento del partito. Un rinnovamento che non può essere solo un ricambio generazionale dettato da incontestabili dati anagrafici, ma deve anche puntare su nuovi equilibri interni, nuove logiche, nuovo modo di fare politica e di offrire politica. Nel far questo, occorre ripensare la stessa modalità di partecipazione alla vita del partito e rivitalizzarlo attraverso un più stretto coinvolgimento dei propri iscritti e simpatizzanti, ripartendo nelle, e dalle, realtà locali dove il partito è presente con rinnovati entusiasmi, attraverso iniziative concrete che affrontino i problemi del territorio. Ma occorre un piano di vero e proprio marketing politico che renda riconoscibile e appetibile l’offerta repubblicana, attualmente confinata in una sorta di oblio elettorale. Ma contemporaneamente alla riflessione sul rinnovamento dell’azione del partito e sull’organizzazione nel suo complesso, occorre condurre una profonda analisi anche sulla situazione politica e comprendere, da una parte, quanto sia importante non rimanere in una posizione di anacoretica autoreferenzialità, e dall’altra, in un crescendo di impegno e senso di responsabilità verso il Paese, proporsi in un nuovo contesto di alleanze. Dialogo In tal senso il PRI deve porsi come promotore di un dialogo ampio con le forze politiche che traggono ispirazione dal nostro stesso bagaglio politico-culturale, senza cadere, come accennavo prima, nell’elitaria presunzione di essere gli unici interpreti della tradizione liberal-democratica. Dobbiamo avviare un processo politico in grado di coinvolgere le forze politiche e culturali di ispirazione liberal-democratica e liberal-socialista, superando vecchi e nuovi steccati, dettati per lo più da ottusi personalismi. Ma questo non basta. Dobbiamo fare un passo ulteriore che consiste nel fissare, stante l’attuale sistema politico ed elettorale, i confini entro cui avviare un confronto dialettico anche con le forze politiche, di diversa matrice ideale rispetto alla nostra (penso in primo luogo ai cattolici liberali, alle forze riformiste e laiche), con le quali costruire una proposta politica complessiva e coerente per il governo del Paese. Non a caso anche questo era un obiettivo fissato nel Manifesto della Democrazia Repubblicana del 1946: "Desideriamo dare il concorso del nostro movimento a quella concentrazione di forze democratiche e repubblicane che sola potrà garantire l’affermazione e lo sviluppo dell’ordinamento che noi vogliamo". Fallita la seconda repubblica e inesorabilmente conclusa la stagione del berlusconismo, che non ha più alcunché da offrire al Paese, la stagione politica che si sta aprendo sarà guidata, inevitabilmente, da nuove logiche e da nuovi equilibri. Guardare quindi con attenzione al nuovo assetto politico è fondamentale per delineare il percorso delle future alleanze del nostro partito. Nell’affrontare la questione delle future alleanze, è quindi opportuno ribadire, qualora ve ne fosse bisogno, che il nostro essere repubblicani, la nostra adesione ai valori liberal-democratici, è e sarà pregiudiziale alle scelte politiche che andremo a compiere. Brevemente, se siamo liberal-democratici e vogliamo rinnovare il Paese non possiamo ipotizzare alcun tipo di alleanza con forze conservatrici, populiste, intolleranti e di fatto contrarie alla cultura delle riforme e del libero mercato, con chi si adopera nella tutela esclusiva di privilegi, rendite di posizione e incrostazioni burocratiche di matrice assistenzialista, con chi frena l’espansione della sfera dei diritti civili. Non possiamo ipotizzare alleanze con quelle forze che non intendono ridurre la spesa pubblica o con chi non considera l’elevata pressione fiscale, i tempi della giustizia e il peso burocratico come i veri ostacoli allo sviluppo del sistema economico. Se seguiamo l’esempio dei nostri Padri, non possiamo cedere a quelle forze politiche che auspicano lo smantellamento dell’Europa, o a quei partiti che si battono per gli interessi esclusivi di una sola parte del Paese a danno di altre. Né possiamo ipotizzare alleanze con chi attacca e dilania le Istituzioni invece di difenderle e rafforzarle nel loro prestigio. Non possiamo allearci con chi non ha una visione chiara e coerente del futuro e soprattutto, a mio avviso, non possiamo ancora rimanere ancorati, condividendone il destino, a chi in tutti questi anni pur essendo investito della responsabilità di governare il Paese nulla ha fatto e tanto ha deluso. La campagna elettorale, infatti, è praticamente già iniziata. Responsabilità E’ richiesto a tutti un grande sforzo di responsabilità perché non si ceda alle lusinghe della politica populista e demagogica o alle esigenze elettoralistiche (pur esistenti) sul cui altare potrebbero sacrificarsi i principi e i valori cui noi fermamente crediamo. Noi repubblicani non possiamo sottrarci a tale sforzo di coerenza, coraggio e lungimiranza. Il nostro contributo deve essere per la costruzione di un’alleanza di forze politiche in grado di dare continuità all’opera faticosa che in questi mesi sta conducendo il Governo Monti. Il nostro apporto deve essere di sostegno ai provvedimenti di semplificazione e di sviluppo che sono stati adottati e di forte stimolo per altri provvedimenti, come quelli di riduzione del carico fiscale, che devono essere ancora adottati. Concludendo, sono queste le riflessioni che, a mio avviso, ci devono impegnare all’indomani della manifestazione di sabato. E’ mia opinione che il progetto liberal-democratico, per molti tratti ancora vago, abbia un senso se lo connotiamo di una valenza politica strategica, altrimenti rimarrà un semplice richiamo alle proprie radici culturali e politiche, nulla di più, e che possa concretizzarsi solo attraverso il coraggio di azioni lungimiranti e responsabili. Dobbiamo tutti insieme impegnarci a rompere certe dinamiche e a superare certe logiche, interne ed esterne al partito, anche facendo dei personali sacrifici, altrimenti rischiamo di perdere credibilità politica e infine di scomparire. Giovanni Postorino |